D’ora in poi l’assicurazione di base rimborserà due esami che in casi specifici possono prevedere se è necessaria la chemioterapia dopo un cancro al seno. Si prevede che ciò consentirà a circa cinquecento pazienti ogni anno di astenersi in sicurezza da ulteriori chemioterapie.
Questo vale per i pazienti di età superiore ai 50 anni con cancro al seno in fase iniziale che hanno poche o nessuna metastasi. È anche importante che il tumore abbia caratteristiche specifiche.
In questo gruppo target i test possono prevedere con precisione il rischio di recidiva del cancro. A questa conclusione è giunto l’Istituto sanitario olandese. Il compito più importante di questa organizzazione statale è quello di allestire un pacchetto di assicurazione sanitaria di base.
Secondo il presidente dell’azienda, Sajak Wijma, i test potrebbero prevenire il “trattamento eccessivo” dei malati di cancro. Innanzitutto è meglio per i pazienti: “Niente più effetti collaterali spiacevoli e quindi una migliore qualità della vita. Queste donne possono riprendersi più velocemente e riprendersi la vita”.
“È una situazione vantaggiosa per tutti.”
Ma secondo Wijma, ciò comporta anche benefici per la società. “È una situazione vantaggiosa per tutti. Oltre a migliorare la qualità della vita, il poco personale sanitario può essere impiegato meglio.”
Inoltre è possibile risparmiare sui costi. Secondo l’Istituto sanitario olandese, i test costano al massimo 5.000 euro ciascuno, mentre la chemioterapia spesso costa più di 15.000 euro a paziente. Se la chemioterapia non è necessaria, ciò consentirà di risparmiare “costi sanitari non necessari”.
“Prove sufficienti che le donne possono tranquillamente astenersi dalla chemioterapia”.
I test MammaPrint e Oncotype DX vengono rimborsati retroattivamente dal pacchetto base.
Per alcuni pazienti l’Oncotype DX viene rimborsato dal 2021. Finora però ciò era possibile solo per il cancro al seno senza metastasi. Ora, secondo l’Istituto sanitario olandese, sembra che il test possa essere utilizzato in sicurezza anche per un massimo di tre metastasi alle ghiandole ascellari.
Nel 2018 l’istituto ha deciso di non rimborsare MammaPrint. Ma grazie a nuove intuizioni, questo test è stato ora aggiunto al pacchetto base. “Adesso è stata condotta sufficiente ricerca a lungo termine e ci sono anche prove sufficienti a favore di MammaPrint che le donne possono tranquillamente astenersi da ulteriori chemioterapie”.
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