I viticoltori italiani si preparano a un cattivo raccolto. Il fungo che attacca le viti si è scatenato grazie a periodi successivi di forti piogge e siccità. Ciò causa problemi di raccolto, soprattutto nel Sud Italia.
Secondo i calcoli delle organizzazioni di categoria UIV e Assoenologi con l’istituto agrario Ismea, quest’anno la vendemmia di uva da vino dovrebbe raggiungere poco meno di 44 milioni di ettolitri di vino. Ciò rappresenta un calo del 12% rispetto allo scorso anno e il risultato peggiore degli ultimi sei anni.
“Quest’anno il ruolo principale è stato giocato dalla Peronospora, una malattia fungina che, grazie alle numerose piogge, non ha mostrato pietà per molte viti, soprattutto al centro e sud Italia”. Lo scrivono le tre organizzazioni nelle loro stime per la stagione del raccolto. I funghi Peronospora causano l’oidio che può distruggere raccolti e viti.
I funghi prosperano particolarmente bene in condizioni umide e calde. Sorprendentemente, le regioni settentrionali dell’Italia, che generalmente soffrono maggiormente di condizioni climatiche umide, sono riuscite a mantenere le loro rese a un livello ragionevole. Le zone più colpite sono state l’Abruzzo, noto come Montepulciano d’Abruzzo, e il Molise. La produzione dei vigneti probabilmente diminuirà rispettivamente del 40 e 45%.
Paolo Nero, un piccolo viticoltore di San Paolo di Civitate, nella regione sud-orientale della Puglia, ha detto a Reuters che il fungo aveva completamente distrutto il suo raccolto. “Già all’inizio di maggio ci eravamo resi conto che non ci sarebbe stato raccolto – ha spiegato – lavoriamo in modo biologico e abbiamo notato prima l’attacco dei funghi”.
Il cambiamento climatico rappresenta un rischio per i viticoltori
L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura ha avvertito che il cambiamento climatico causerà condizioni meteorologiche più estreme. Ciò comporta rischi anche per i viticoltori, che devono prendere precauzioni.
A causa della forte contrazione dei raccolti, l’Italia potrebbe aver perso la sua posizione di maggiore produttore di vino al mondo a favore della Francia. Ma secondo il presidente dell’Ismia Livio Bruetti il vino italiano non mancherà, perché lo scorso anno si sono create molte rimanenze invendute. “Il problema non è che produciamo meno vino, ma che in patria e all’estero c’è una domanda debole soprattutto per i vini da tavola.”
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