Il clamore che circonda la Coppa del Mondo in Qatar ci ha costretti ad affrontare i fatti: c’è un altro mondo là fuori al di fuori dell’Europa occidentale.
Una volta erano intesi come cuscinetto contro il potenziale terrore di una nuova era nazista. Oggi sono diventati un cartellino giallo per altri paesi. I diritti umani sono diventati una parte della nostra identità che ci distingue. Josep Borrell, l’alto rappresentante spagnolo per gli affari esteri e la politica di sicurezza nell’Unione europea, lo ha detto più chiaramente: “L’Europa è un giardino e il resto del mondo è una foresta”.
Abbiamo quasi superato la Coppa del Mondo in Qatar, ma la nostra posizione schizofrenica sui diritti umani continuerà a perseguitarci. Ci sono state molte critiche anche prima del calcio d’inizio. Come può un paese a cui non importa di tutto ciò che ci sta a cuore ospitare la Coppa del Mondo? (A causa dei soldi, ovviamente). Come ha fatto una squadra di calcio a non perdere questo torneo? (Perché il calcio è il ripensamento più caldo del mondo, ovviamente.) La critica era gentile e necessaria, ma c’era anche qualcosa di ipocrita.
Le denunce del Qatar non avrebbero potuto essere più dure, era impossibile enfatizzare la nostra superiorità morale. Poi il presidente italo-svizzero della FIFA Gianni Infantino ha lanciato il messaggio che bisogna rispettare le altre culture, in modo che la FIFA sanzioni i paesi che potrebbero giocare con un braccialetto OneLove, un simbolo contro la discriminazione.
Criticare il Mondiale in Qatar è stato bello e necessario, ma c’era anche qualcosa di ipocrita.
Puro quatsch che serve principalmente motivi economici e politici. Nel frattempo, l’intera situazione ci costringe ad affrontare i fatti: c’è un altro mondo al di fuori dell’Europa occidentale. Un mondo con cui abbiamo poco in comune culturalmente e moralmente, ma in cui imploreremo in ginocchio per decenni di fare gas.
È tutto falso e ironico, ma ciò non sminuisce la giustificazione dello sfogo iniziale. Dobbiamo i nostri diritti umani alla rabbia. Quindi dobbiamo continuare a denunciare che i lavoratori migranti sono morti davanti a un campo di calcio. Questo amore può essere punito con la pena di morte. E nel nostro Paese: che alcuni politici parlino del ‘problema dei marocchini’. I bambini piccoli a Bruxelles dormono per strada al freddo gelido. Che le bambine in questo paese, nell’anno 2022, saranno circoncise nelle stanze sul retro.
Solo con questa rabbia possiamo evitare i Mondiali in Corea del Nord.
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