Poiché un cambiamento di tensione potrebbe danneggiare gli strumenti, i Voyager sono dotati di un regolatore di corrente che avvierà un circuito di backup per ogni evenienza. Questo circuito accede a una piccola quantità di energia dall’RTG che è riservata a questo scopo. Invece di bloccare quel flusso, la missione ora lo utilizzerà per mantenere in funzione gli strumenti scientifici.
Anche se di conseguenza la tensione nella navicella spaziale non sarà regolata con precisione, i sistemi elettrici di entrambe le sonde rimangono relativamente stabili anche dopo più di 45 anni di volo, quindi la rete di sicurezza non è davvero una priorità.
Inoltre, il team di ingegneri può monitorare la tensione e intervenire se oscilla troppo. Se il nuovo metodo funziona bene su Voyager 2, il team potrebbe applicarlo a Voyager 1.
“Le fluttuazioni di tensione rappresentano un rischio per gli strumenti, ma abbiamo stabilito che si trattava di un rischio minore e che l’alternativa ha l’enorme vantaggio di mantenere gli strumenti scientifici in funzione più a lungo”, ha dichiarato Susan Dodd, responsabile del progetto Voyager al JPL. “Stiamo monitorando il veicolo spaziale da diverse settimane e questo nuovo approccio sembra funzionare”.