I carburanti a basso contenuto di zolfo e quindi “più puliti” delle navi mercantili e delle navi da crociera hanno causato il riscaldamento degli oceani? I ricercatori stanno sempre più perseguendo questa ipotesi.
La scienza si è posta questa importante domanda all’inizio di agosto, in una raccolta di recenti articoli di ricerca sull’impatto sul clima di un nuovo regolamento che abbassa drasticamente il contenuto massimo di zolfo del carburante utilizzato dalle navi.
Queste nuove normative sulle spedizioni hanno notevolmente ridotto le emissioni di zolfo, riducendo l’effetto di raffreddamento degli aerosol di solfato.
Questo standard, implementato dall’Organizzazione marittima internazionale (IMO) dal 1° gennaio 2020, riduce anche indirettamente le emissioni di particelle fini, a vantaggio della salute umana e degli ecosistemi, ma secondo la scienza ha un impatto significativo sulla formazione delle nuvole e la loro riflessione a bassa quota, che riflettono parte della radiazione solare.
Il meccanismo è noto: la presenza di zolfo nel combustibile produce ossidi di zolfo durante la combustione, che nell’atmosfera si trasformano in particelle fini. “Queste particelle svolgono il ruolo di ‘nuclei di condensazione’ su cui si deposita il vapore acqueo”, spiega il climatologo Olivier Boucher su Le Monde.
È ricercatore presso il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica. Boucher: “Questo favorisce la formazione di nubi in cui le goccioline sono più piccole, più numerose e riflettono più radiazione solare. In questo modo si contribuisce a un ‘raffreddamento’ del clima”.
Pertanto una misura ben intenzionata ha un effetto indesiderato.
Immagine: Pexels per l’illustrazione
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