Le banche italiane voltano le spalle alla crisi

Scritto da Sergio Gallo, Analyst Portfolio Manager presso Lazard Frères Gestion

L’economia italiana sta beneficiando del forte sostegno che sta ricevendo attraverso il piano di ripresa europeo “Next Generation EU”. Il settore bancario svolgerà un ruolo importante nel fornire finanziamenti aggiuntivi per conferire a questo piano globale un effetto moltiplicatore. Questo effetto di scala dovrebbe rafforzare lo slancio dei tassi di interesse più elevati, la diversione dei depositi in investimenti finanziari e un rigoroso controllo dei costi dopo la pandemia. Di conseguenza, il settore bancario italiano tornerà ad essere più redditizio.

Sergio Gallo
Sergio Gallo

L’Italia ha registrato una ripresa economica del 6,5% nel 2021, dopo una recessione record causata dalla pandemia dell’8,9% nel 2020. Secondo le ultime stime del governo, la crescita è prevista in ripresa nel 2022 (+3,1%). E prosegue fino al 2023 (+2,4%).

In confronto, l’Italia non ha mai visto una crescita superiore al 2% dal 20001. L’economia italiana beneficia di un sostegno senza precedenti al piano “Next Generation” dell’UE, la maggior parte del quale andrà al piano di ripresa del Piano Nazionale di Ripresa e Reslienza, per un totale di 192 euro miliardi. Questo piano sosterrà sei pilastri dell’economia fino al 2026.

Il finanziamento bancario crea un effetto moltiplicatore

Insieme allo stimolo fiscale e alle riforme strutturali, gli istituti di credito giocheranno un ruolo di primo piano nel sostegno alle famiglie e alle imprese italiane. Di conseguenza, i prestiti in essere dovrebbero aumentare e il rapporto prestiti/depositi potrebbe aumentare nuovamente.

Tale effetto volume, unito alla crescita delle commissioni di gestione del risparmio (trasferimento di depositi in risparmio gestito), dovrebbe portare ad una forte crescita del margine di intermediazione delle istituzioni italiane. È probabile che la redditività aumenti grazie a una migliore gestione della struttura dei costi a seguito della pandemia, che aumenterà la leva operativa.

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Le banche sono di nuovo forti

Oltre a questo outlook positivo, va segnalata anche una significativa diminuzione del volume dei crediti deteriorati delle banche italiane rispetto al picco del 2015.

Secondo le stime dell’Associazione Bancaria Italiana, la quota dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche italiane dovrebbe mantenersi allo stesso livello di prima del 2008.

Oltre a migliorare la qualità del credito, il capitale medio CET1 delle banche italiane ha raggiunto il massimo storico, più del doppio rispetto alla crisi del 2008.

La standardizzazione del settore continua e incoraggia le tendenze nella classifica

Anche il settore bancario italiano sta subendo cambiamenti strutturali e tende al consolidamento (fusioni e acquisizioni). Dopo l’acquisizione di UBI Banca (2020) da parte di Intesa Sanpaolo (2020), sembra che altri progetti sospesi ormai da diversi anni stiano per diventare realtà.

Questa tendenza è auspicabile: il mercato bancario italiano è uno dei meno concentrati nell’Unione Europea, con un gran numero di istituzioni che hanno poche quote nel mercato nazionale.

Oltre alle fusioni “orizzontali”, le banche italiane possono impegnarsi anche nell’integrazione “verticale” includendo nella catena del valore attività a monte (manifatturiere) o distributive (distribuzione), come la gestione patrimoniale e le assicurazioni. Il consolidamento di operatori consolidati in segmenti di mercato relativamente frammentati può portare all’emergere di grandi operatori con ricavi diversificati e una maggiore integrazione regionale.

Infine, il settore bancario italiano può trarre vantaggio dal miglioramento dei rating assegnati dalle agenzie di rating (Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s) a ciascun istituto.

Impatto sugli investitori

L’Italia è tra i paesi europei più indebitati e quindi deve ancora affrontare sfide strutturali. L’instabilità politica ostacola la visione, a causa della presenza radicata di partiti anti-establishment.

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Tuttavia, l’Italia è entrata in un periodo costruttivo favorevole alla crescita, grazie alle massicce misure di sostegno messe in campo dall’Unione Europea fino al 2026, aprendo la strada a un contesto più favorevole rispetto all’ultimo decennio. L’austerità sta cedendo il passo allo stimolo economico.

Allo stesso tempo, gli sforzi di bonifica degli ultimi anni hanno dato i loro frutti. Dopotutto, le banche italiane sono riuscite a liberarsi della stragrande maggioranza dei loro crediti deteriorati e hanno creato forti riserve di capitale.

Pertanto, la redditività del settore può migliorare notevolmente nei prossimi anni.

Sebbene l’immagine del Paese sia stata scarsa dalla Grande Crisi Finanziaria, la maggior parte degli indicatori sono ora incoraggianti.

Pertanto, i titoli emessi dalle banche italiane sono molto appetibili per gli investitori, soprattutto nel settore del debito subordinato. Attenti osservatori del mercato, in grado di individuare le qualità intrinseche delle istituzioni finanziarie, potranno infatti individuare ottime opportunità di investimento in questa categoria.

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