Roma – L’Italia è alle prese con la peggiore crisi di siccità degli ultimi settant’anni. Secco, secco, secco su tutto lo stivale, ma la situazione è peggiore nel letto del Po, il fiume più grande d’Italia, lungo 652 chilometri. La grande pianura padana, Biana Batana, non piove più o meno da un anno, motivo per cui è stata dichiarata l’emergenza idrologica in Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Secondo il decreto, le fontanelle nelle piazze sono chiuse, l’acqua non scorre dai rubinetti dalle undici di sera alle sei del mattino, ed è severamente vietato lavare auto, irrigare orti e giardinieri. È in corso il razionamento dell’acqua per riempire le piscine e l’agricoltura. Poiché la marea è così bassa, l’acqua salata del Mare Adriatico si è già mescolata con l’acqua dolce 21 chilometri a monte.
«È una situazione che continua – scrive Carlo Petrini (73 anni), fondatore del movimento Slow Food e coscienza ambientalista italiana -. Non pensate che questo sia un brutto anno, la siccità è peggiorata ogni anno dal 2000, e la penisola italiana , che si estende dal Tirolo a Lampedusa, è tra i più gravi cambiamenti climatici. è in prima linea”, afferma Petrini. magazine Repubblica di La. E ha martellato la rete idrica italiana, che perde come un paniere: ‘Meno del 42 per cento della nostra acqua potabile va sottoterra. Viene raccolto solo l’undici per cento della nostra preziosa e sempre più scarsa acqua piovana e di disgelo dalle Alpi, mentre l’agricoltura utilizza il settanta per cento del nostro approvvigionamento idrico totale, per lo più da pozzi illegali e spesso senza pagamento.
Dunque, suggerisce Carlo Petrini, c’è solo una cosa da fare con i soldi del recovery fund europeo per il Corona: riparare meticolosamente la rete idrica italiana in modo che non vada persa una sola goccia preziosa. “Questo non vuol dire che i 191,5 miliardi che stiamo ottenendo siano sufficienti, ma almeno è un obiettivo chiaramente visibile e misurabile, piuttosto che disperdere fraudolentemente tutto il denaro che sta già circolando”. Aveva ragione: la scorsa settimana la corte dei conti italiana ha messo in guardia sulla prima tranche di miliardi europei, che sono già scomparsi sotto terra, come l’acqua.