Esattamente cento anni fa, Benito Mussolini prese il potere in Italia. I suoi teppisti fascisti costrinsero il re Vittorio Emanuele III a nominarlo primo ministro.
Questo fine settimana, esattamente 100 anni dopo la caduta del regime fascista, in tutta Italia appariranno murales in omaggio a Mussolini. A Roma, al Colosseo è appeso un grande striscione raffigurante il dittatore con la scritta “100 anni dopo, la marcia continua”. A Predappio, città natale del dittatore, i neofascisti sono scesi in piazza per celebrare la marcia su Roma.
Il giornalista Ezio Mauro ha presentato a Roma una serata speciale su cento anni di fascismo, insieme all’autore della trilogia di romanzi, Antonio Scorati. sono A proposito di Benito Mussolini. I due discutono dell’ascesa del fascismo, della figura di Benito Mussolini e della sottovalutazione del pericolo. “La politica è teatro, e qui era un po’ meglio del resto.” Secondo lo scrittore Scurati, uno dei più importanti intellettuali dell’epoca, Benedetto Croce, fraintese completamente Mussolini e il fascismo. “Ci sono molti più esempi.”
“Dittatura delle carte”
Sebbene l’impatto di 20 anni di dittatura fascista in Italia sia stato enorme – il paese è stato trascinato in una guerra mondiale da Mussolini, che ha perso e devastato l’Italia – a quanto pare non è stato per tutti. “L’Italia non affronta quel passato come la Germania”, dice il giornalista Mauro. “Molti italiani pensano che il fascismo sia una specie di dittatura di cartone e che Mussolini sia una figura dell’operetta”.
La domanda è quale sia l’idea di democrazia del primo ministro Maloney
Questo è uno dei motivi per cui l’Italia ora ha un primo ministro con radici nel neofascismo del dopoguerra, secondo Mauro. Il neo-premier italiano Giorgia Meloni è entrato a far parte dell’ala giovanile del MSI, un partito neofascista fondato nel 1946 da ex soci del regime di Mussolini, nel 1992.
Mauro non vuole paragonare Meloni a Mussolini, e non c’è pericolo di neofascismo in Italia, ma è preoccupato per la qualità democratica del nuovo governo. La domanda è quale sia l’idea di democrazia del primo ministro Maloney. Una democrazia alla Visegrad nel cuore del Mediterraneo dove alcuni diritti sono congelati? Sarà molto grave per l’Italia. Penso che il rischio sia molto reale.
Marcia su Roma
Inizia a Roma il 28 marzo 1922 e termina cinque giorni dopo con il passaggio del potere dal presidente del Consiglio liberale Luigi Facta a Benito Mussolini, capo del Partito Nacional Fascista. Questa è una cospirazione al rallentatore. Da oltre due anni i teppisti fascisti di Mussolini effettuano attacchi mirati contro obiettivi del Partito Socialista Italiano.
Nel 1919 il PSI socialista vinse un’elezione schiacciante con oltre il 30 per cento dei voti. «Negli ultimi due mesi del 1921 furono distrutti 141 uffici di partito, 187 cooperative, 119 case del popolo e 159 sedi sindacali», racconta il giornalista Ezio Mauro. È l’ex caporedattore del National Daily Repubblica di La e l’autore del libro L’anno del fascismo (Anno del Fascismo), sul preludio alla marcia su Roma. “L’intero apparato politico del Partito socialista è stato distrutto in breve tempo”.
Nel 1922 i fascisti occuparono più di 600 comuni in tutto il paese, costringendo i sindaci socialisti a dimettersi, dopodiché i membri del Partito Fascista presero il loro posto. Molto lentamente i fascisti si impossessano dell’Italia, e cresce la pressione sul re Vittorio Emanuele III e sul governo di Roma.
Trama al rallentatore
La marcia su Roma fu il culmine di quel lento colpo di stato, quando decine di migliaia – forse centinaia di migliaia, il numero esatto non è noto – di Camicie nere marciarono sulla capitale italiana il 28 ottobre 1922 per prendere il potere, se necessario con la forza.
L’allora presidente del Consiglio Luigi Facta chiese al re Vittorio Emanuele III di dichiarare lo stato di emergenza, ma non ricevette risposta. “Il re saluta le migliaia di camicie nere raccolte nella piazza davanti al palazzo reale”, dice Mauro. “Così legittima la rivoluzione fascista”. Il 31 ottobre 1922 Benito Mussolini divenne Primo Ministro del Regno d’Italia, dando inizio a una dittatura che durò fino all’estate del 1943 e anche nell’aprile 1945 nell’Italia settentrionale.
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