L'Italia sta combattendo una guerra di numeri con i rifugiati – De Groene Amsterdam

Il governo di destra di Georgia Meloni si sta lamentando del gran numero di rifugiati che arrivano via mare in Italia quest'anno. Oltre 133mila finora, un record rispetto agli anni precedenti. E il Mar Mediterraneo è ancora uno specchio, il clima è ancora molto estivo, si teme che il picco del 2016 possa ospitare più di 181.000 profughi d'oltremare. La maggioranza proveniva dalla Tunisia, dove la Meloni pensava di aver stretto un accordo, così come i suoi amici Ursula van der Leyen e Mark Rutte. Ma sembra che non ci sia alcun accordo, infatti il ​​presidente tunisino Kais Saied ha dichiarato che “la Tunisia non farà la guardia di frontiera dell'Europa”. In altre parole: le barche continuano ad arrivare da Sfax.

L’Italia è arrabbiata anche per il finanziamento tedesco alle navi delle ONG nel Mediterraneo. Sette navi di ONG su dieci pattugliano e scortano i rifugiati sotto bandiera tedesca. Mentre la Germania chiude i confini orientali di Polonia e Repubblica Ceca al flusso clandestino di profughi, il governo Meloni afferma di finanziare navi non governative che trasportano profughi in Italia. Il seguace, ovviamente: che vengano portati in Germania.

Ma ci sono altri numeri che fanno meno comodo all’Italia. Ad esempio, del milione di rifugiati che hanno raggiunto l’Italia via mare negli ultimi anni, 650.000 rimangono non registrati in altri paesi europei. Spesso senza inserire un'impronta digitale nel sistema Eurodoc concordato di comune accordo dai paesi. L’Italia ha chiuso un occhio su di loro e non li ha ripresi, come concordato nell’Accordo di Dublino del 1990. Attualmente ci sono 115.000 “dublinesi” italiani in Germania perché l'Italia sta rovinando tutto. Francia 90.000, Svizzera 45.000 e Austria 18.000.

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La Convenzione di Dublino concede diciotto mesi per dimostrare che un rifugiato è entrato in Europa attraverso un altro Paese. L’Italia è campione mondiale nel ritardare le procedure e, di conseguenza, continua a non riuscire a chiarire tempestivamente lo status di rifugiato. Già solo per questo motivo non sarebbe saggio consentire l’afflusso dell’Italia nella piccola Lampedusa.

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