Con il suo sesto libro, l’italiano Claudio Morandini sembra penetrare nel mondo – e giustamente. A neve, cane, piede In 127 pagine racconta senza usare una sola parola, l’affascinante storia di un uomo che da anni vive in autoisolamento. Ha una casa, conosce la valle inospitale dove abita come le tasche delle sue mani, va al “paese” più volte l’anno al massimo per il ripopolamento; Carni essiccate, salsicce, vino e burro. Adelmo Farandola non lava più. Non c’è nessuno di cui preoccuparsi ed è “insensibile al suo odore”. Ma poi la sua solitudine fu un po’ disturbata. C’è un cane di cui non riesce a liberarsi. Appare un guardiacaccia che vuole qualcosa da lui. A peggiorare le cose, dopo che Adelmo e il cane non erano riusciti a uscire per settimane a causa dell’enorme quantità di neve contro la casa, nella stessa neve è apparso un piede. L’eremita deve farci qualcosa: con la neve, con il cane e con il piede.
Ancora più notevole del problema dei poveri, la sporcizia che Adelmo soffre improvvisamente è la sua psiche. Morandini dipinge meticolosamente una mente che ha poco a cui aggrapparsi. Poi si ferma al negozio per la sua salsiccia secca, e si scopre che l’ha annusata lì ultimamente. Un cane che parla per intero dovrebbe ricordargli regolarmente delle cose; Come quel piede! Non l’ha visto più volte uscire dalla neve? E poi, ovviamente, la condizione fisica di Adelmo, che è simile all’abbandono, ma nasce dalla sua contorta capacità logica. Anni prima, coltivava la forfora tra i suoi capelli sempre più unti e radi […] In questo modo sei meglio protetto dall’inverno, ne è convinto. Lo sporco va protetto dalle intemperie, soprattutto dalla pioggia che minaccia di lavarlo via […]†
Suoni di neve
La storia di Adelmo potrebbe aver riempito una narrativa enorme. Il fatto che Morandini aderisca alle proprie interpretazioni del suo comportamento è ciò che rende questo libro così affascinante. Ci sono ragioni, ovviamente: qualcosa con le linee elettriche, la guerra. Non tutti diventeranno completamente irritabili a causa di quelle circostanze. Ma siccome rimani molto vicino ad Adelmo – ti siedi, per così dire, sulla sua spalla – capisci anche: per lui non sarebbe potuta finire diversamente. In quella capanna tra valanghe e rocce frastagliate. Con la ‘pazienza implacabile dei montanari’ e la solitudine come afferma l’Adelmo, fino a quando appare il cane, dopodiché l’eremita, con tutta la sua voglia di stare solo, può improvvisamente partire.
E intorno, così bello: i suoni della neve (“I tuoi passi ondeggiano sulla neve fresca, e ogni passo sembra sospirare”), il cambio delle stagioni, la ricchezza e la rarità della valle in lontananza.
Una versione di questo articolo è apparsa anche su NRC la mattina dell’8 aprile 2022