Chiunque sia diventato gradualmente saturo del flusso inarrestabile delle serie poliziesche di fabbricazione britannica dovrebbe liberare qualche ora per Blue Lights.
Cosa rende questa serie così speciale? Per cominciare, la location: Belfast. Storicamente, questa è una città davvero problematica – pensa agli attacchi dell’IRA e alle loro conseguenze – ma la criminalità ha anche un enorme impatto sui residenti e sulle forze di polizia che devono mantenere la pace.
In questo ambiente esplosivo, tre poliziotti alle prime armi vengono gettati in pasto ai leoni. Devono sopportare le dure lezioni. I miscredenti di strada sembrano conoscere la legge meglio di questi nuovi arrivati che vengono richiamati per un arresto proceduralmente scorretto. Una delle giovani guardie di sicurezza è l’ex assistente sociale, Grace Ellis, che ha ancora degli ideali ma deve presto imparare che la vita nei bassifondi di Belfast segue leggi diverse. Le sue azioni ben intenzionate di solito hanno un effetto paradossale.
La luce blu riguarda principalmente la pace armata. Chi non rispetta gli accordi può contare su una spietata vendetta.
Un esempio illustrativo in questo contesto è una famiglia in cui il figlio adolescente si è sbagliato, con il risultato che le sue ginocchia sono state fatte a pezzi da uomini mascherati che tutti sanno chi sono. I suoi genitori guardano impotenti. È così che va in questa città. L’unico modo per sopravvivere è fuggire in posti più sicuri.
Le luci blu stanno gradualmente aumentando. Rapporti fragili e complessi, con alcuni dirigenti al potere con collegamenti discutibili, sono sempre più messi alla prova. Segue un racconto che lascia tracce profonde in entrambi gli schieramenti.
La luce blu è molto più alta del livello medio delle serie di polizia. Soprattutto lo scetticismo che costantemente si annida tra i dirigenti sull’approccio giusto rende la serie un’esperienza visiva speciale.
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