L’estradizione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange negli Stati Uniti è un altro passo

Gli Stati Uniti sono un passo più vicini all’estradizione del fondatore di WikiLeaks Julian Assange nel Regno Unito. La corte in Gran Bretagna ha stabilito che non c’era obiezione a questo.

La sentenza non significa immediatamente che il fondatore di WikiLeaks sarà estradato, può comunque presentare ricorso. Assange è detenuto a Londra in attesa del suo caso di estradizione.

Gli Stati Uniti hanno impugnato la sentenza corte inferiore britannica che ha stabilito che Assange non dovrebbe essere estradato a causa di preoccupazioni per la sua salute mentale. Il giudice temeva che Assange si sarebbe suicidato dopo essere stato estradato negli Stati Uniti. In quella seduta è emerso da medici e psicologi che era malato da tempo.

Gli Stati Uniti si sono opposti al rischio di suicidio, sostenendo che Assange non aveva precedenti di gravi malattie mentali persistenti e poteva quindi essere accusato in America. Secondo l’avvocato James Lewis, non era ancora così malato da non poter impedire a se stesso di farsi del male.

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Le autorità statunitensi hanno promesso che Assange non sarebbe finito in un carcere di massima sicurezza e che avrebbe potuto scontare la pena inflitta dagli Stati Uniti nella sua nativa Australia.

Assange, 50 anni, cerca da anni di eludere la giustizia americana che lo vuole Denunciato per spionaggio A causa della pubblicazione di documenti classificati nel 2010.

Si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra nel 2012, dove ha vissuto per sette anni. La polizia lo ha arrestato nel 2019. L’Ecuador gli ha poi strappato le mani e ora è detenuto nella prigione di Belmarsh a Londra.

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libertà di espressione

Se processato negli Stati Uniti, il fondatore del noto sito web di informatori dovrà affrontare 175 anni di carcere, secondo i media statunitensi. Lewis lo ha esaminato osservando che “la condanna più lunga mai emessa per questo crimine è di 63 mesi”.

Gli avvocati dell’australiano sostengono che Assange ha agito come giornalista e quindi potrebbe invocare la libertà di espressione. Hanno sottolineato che facendo trapelare i documenti, ha esposto le violazioni militari in Iraq e in Afghanistan.

Alla fine, la decisione deve essere presa dal ministro degli Interni britannico.

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