Aldo El Dorado: un tributo all’architettura di Picasso

È impossibile riassumere in una frase il lavoro del designer, architetto e teorico postmoderno italiano Aldo Rossi. Per fortuna ora c’è una grande retrospettiva al Museo Maxxi di Roma.

Quello che Picasso è stato per le arti visive del Novecento, Aldo Rossi è stato l’architettura. Alexander van Griffinstein, curatore del Bonnefanten Museum di Maastricht, ha registrato queste parole dopo la morte di Aldo Rossi in un incidente stradale nel 1997. Bonnefanten è infatti uno di quei tanti progetti speciali nati dalla fantasia dei postmodernisti italiani.

In uno dei taccuini che aveva iniziato alla fine degli anni Sessanta, di cui avrebbe riempito un totale di 47 volumi, distribuiti su tre decenni, Rossi scriveva: «Solo dalla conoscenza della realtà possono fiorire l’immaginazione e l’immaginazione». Forniscono una visione unica delle opinioni di Rossi sull’architettura e sulla società in cui tale architettura rivendica un posto.

Premio Pritzker

Aldo Rossi (1931-1997) era figlio di un riparatore di biciclette a Milano. Nei suoi anni più giovani, il suo interesse era più per il cinema e il teatro, ma alla fine ha scelto di studiare architettura. Appena sei anni dopo la laurea al prestigioso Politecnico di Milano nel 1959, Rossi diventa docente presso la stessa università. Come accademico, ha dominato per decenni il dibattito architettonico. La sua “L’architettura della città” dal 1966 ad oggi è considerata la bibbia per molti architetti e urbanisti. In questa affermazione Rossi criticava i modernisti, che definivano la città come un insieme di funzioni discrete (e che amavano partire da una tabula rasa per organizzare quelle funzioni).

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Rossi era un architetto e artista. Quest’opera si chiama: “Interior design di Milano con una persona che guarda il duomo nella nebbia”.
© Courtesy Museo Molteni

Russian ha fatto esattamente il contrario, partendo dalla storia della città: ha sostenuto che intere strade ed edifici conferiscono alla città la sua struttura e forniscono una sorta di memoria collettiva per i suoi abitanti. Una visione può essere trovata in Belgio sul sito web di Philips a Leuven – un progetto finalmente completato dal suo collega Alfredo de Gregorio dopo la morte di Rossi. Nel 1990 Rossi è stato il primo italiano a ricevere il Premio Pritzker, più o meno il Premio Nobel per l’architettura.

Cono Alessi

Nella sua realizzazione – siano essi edifici o semplici strumenti – Rossi amava lavorare con forme pure: cilindri, cubi, sfere, travi, coni. Chi non conosce i bollitori, le caffettiere oi bollitori a cono azzeratore che ha disegnato per Alessi? Amava tanto giocare con la luce e l’ombra.

Rossi realizzò il Museo Bonifantin a Maastricht come una “fabbrica di espositori”: una serie successiva di stanze con illuminazione dall’alto e laterale.
© Shutterstock

La mostra antologica al Museo Nazionale d’Arte del XXI Secolo di Roma – in breve Maxxi – è divisa in due grandi sezioni: una sull’opera di Rossi in Italia, l’altra sul suo lavoro all’estero. A livello locale, i postmoderni hanno ottenuto elogi per il Cimitero di San Cataldo a Modena, progettato nel 1971 con Gianni Braghieri e ancora incompiuto.

Piroscafo Palazzo galleggiante

Suggerimento: non limitarti a guardare i disegni e i modelli di Rossi nella galleria. Sorprendentemente, anche gli armadi in cui espone il suo lavoro sono stati progettati da lui. Forse il suo talento nel pensare su piccola scala è più evidente nei suoi progetti di mobili. Prendi il “Piroscafo” della sua libreria (il nome significa “vapore” in italiano), che ha progettato nel 1991 con l’allora direttore artistico di Molteni & C Luca Meda. Dopo 30 anni Molteni rilancia gli interni dai toni caldi e in legno di eucalipto.

Puoi considerare “Piroscafo” un palazzo galleggiante dell’immaginazione e della fantasia. Il design, che ricorda un’alta facciata con finestre, fa riferimento alle case sulle coste rocciose dell’Atlantico del Portogallo e della Galizia che Rossi scoprì durante i suoi numerosi viaggi. L’idea della barca è legata a una predilezione russa per le associazioni astratte: un essere magico in mezzo all’oceano che può muovere persone e cose. Concepito come un edificio, qui diventa un insieme di cose, capi di abbigliamento, ricordi e sogni.

30 anni dopo, l’azienda italiana Molteni & C presenta una nuova versione della libreria ‘Piroscafo’ disegnata da Aldo Rossi e Luca Meda.
© Courtesy Luca Meda Archivio

Rossi era anche molto legato alla famiglia Molteni. Ha anche dato a Francesca, la figlia maggiore dell’amministratore delegato Carlo Moltini, consigli su quali studi intraprendere (ha fatto sia filosofia che produzione cinematografica e oggi realizza documentari, installazioni e progetti multimediali su design e architettura). “Aldo Rossi è stato fondamentale per noi”, ha detto Carlo Molteni alla rivista Wallpaper. “Ha segnato la storia della nostra azienda per quasi 20 anni. Ecco perché rilasceremo alcuni dei suoi design più importanti nella nostra collezione Heritage, che comprende anche capolavori di altri colossi come Giò Ponti, Afra e Tobia Scarpa. I Chissà di cosa si fiderebbe Aldo Rossi dei suoi quaderni Il famoso azzurro.

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“Aldo Rossi – Architetto e Città”:
t/m 17 ottobre al Maxxi di Roma, maxxi.art

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