Il rover Perseverance della NASA inizia la parte più importante della sua missione su Marte. Martedì, il robot a sei ruote inizierà a scalare un antico delta nel cratere dove è atterrato. Rotellerà in salita, fermandosi ogni tanto per esaminare le rocce che sembrano avere le migliori possibilità di scoprire prove della vita passata su questo pianeta.
Vice Direttore del Progetto, Dott. Katie Stack Morgan, “Il cratere Delta Jezero è l’obiettivo principale della perseveranza”. “Queste sono le rocce che riteniamo abbiano il maggiore potenziale per portare segni di vita antica. Inoltre, possono anche parlarci del clima di Marte e di come si è evoluto nel tempo”.
Il 18 febbraio dello scorso anno il rover ha effettuato uno straordinario atterraggio al centro del cratere Jezero su Marte, largo 45 chilometri. Da allora, ha testato i suoi strumenti, pilotando un piccolo elicottero sperimentale e prendendo un’impressione generale di ciò che lo circonda.
Ma l’obiettivo principale del robot è sempre stato quello di studiare l’enorme montagna di sedimenti a ovest dell’isola di Jezero. È stato a lungo sospettato di essere un delta sulla base delle immagini satellitari, ma le prime osservazioni di perseveranza sulla Terra hanno ora confermato tale valutazione.
Un delta è una struttura dei rami di un fiume prima che defluisca nel mare, in un grande lago o in un deserto. Nel caso di Jezero, si trattava probabilmente di un lago a forma di cratere che esisteva miliardi di anni fa.
Missione nel 2030
“Il rover ha una straordinaria gamma di strumenti che possono dirci qualcosa sulla chimica, la mineralogia e la struttura del delta. Lo farà esaminando i sedimenti fino alle dimensioni di un granello di sale”, ha affermato lo scienziato della spedizione, il professor Bryony Horgan della Purdue University nell’Indiana. Sulla chimica di questo antico lago, se l’acqua fosse acida o neutra, se fosse un ambiente abitabile e quale vita potrebbe esserci in esso.”
Per essere chiari, nessuno sa se la vita abbia avuto origine su Marte o meno. Ma se è così, i tre o quattro massi che la perseveranza scava sulla via del ritorno potrebbero far luce.
Secondo gli scienziati, è improbabile che l’imbarcazione stessa sia in grado di identificare la vita con le proprie mani, quindi lascerà le rocce scavate in un punto centrale del cratere. Nel 2030, la NASA invierà una missione per riportare le rocce sulla Terra per ulteriori ricerche.
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