Recensione L’uomo di Roma

direzione: Jaap van Heusden | Scenario: Roger de Block e Jaap van Heusden | Gettare: Michelle Riondino (Philippo), Raymond Terry (reverendo Henry), Emma Padding (Therese), Marie-Louise Steen (Mrs. Van Slochteren) e altri | tempo di gioco: 107 minuti | anno: 2023

In tempi di angoscia spirituale o emotiva, all’uomo piace aggrapparsi all’inspiegabile. La speranza deriva dalle cose più piccole ed è quindi un pilastro importante della fede. È esattamente quello che non riusciamo a individuare che porta grande sollievo. Può diventare così grande che un’intera comunità lo manterrà. Una statua della Vergine Maria che piange improvvisamente è un segno.

Un villaggio di frontiera senza nome nel Limburgo è ancora alle prese con l’enorme trauma di alcuni anni fa. Almeno undici bambini hanno perso la vita in quel dramma. Il villaggio in realtà, comprensibilmente, non si è mai ripreso. Nella stanza silenziosa di Térèse – la diciannovenne si è rifiutata di parlare dopo il dramma – si rivela una statua piangente della Vergine Maria.

Il Vaticano non è troppo entusiasta di dichiarare un miracolo, e certamente non per l’isteria di massa che questo fenomeno scatena ora che diventa virale. La chiesa invia lo scettico sacerdote italiano Filippo nel Limburgo per indagare sul presunto miracolo. Il sacerdote si imbatte in una comunità ancora addolorata e, inoltre, poco interessata all’ingerenza del Vaticano.

L’uomo di Roma È il quarto lungometraggio diretto da Jaap van Heusden. Il regista ha trovato ispirazione a Lourdes, in Francia, ed è rimasto stupito dal modo in cui la Chiesa cattolica affronta i presunti miracoli. Se devi fare affidamento sulle esperienze e osservazioni di Van Heusden, si può quasi definire un miracolo che la Chiesa conosca così tante persone che sono state impresse e canonizzate, perché il miracolo richiesto sembra difficile da definire.

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Per Térèse l’arrivo di Filippo è un segno dall’alto, ma i suoi compaesani accolgono con più sospetto il nuovo arrivato italiano. È lo stile quasi freddo e realistico di Filippo che stride con gli ingenui paesani, che avrebbero bisogno di un po’ di luce nei momenti bui. Inoltre, la Chiesa cattolica ha ancora qualcosa da rimediare, come scopre Filippo quando viene aggredito verbalmente da un abitante del villaggio per diversi scandali di abusi.

Filippo era e rimane non solo una persona strana, ma anche un uomo strano. Ciò fornisce al dramma le necessarie tensioni sotto la pelle che non si placheranno mai. È in qualche modo prevedibile che gli eventi nel Limburgo avrebbero indotto Filippo a dubitare della sua fede. Se c’è un messaggio L’uomo di Roma Può essere distillato, quindi non devi sempre dimostrare le cose in modo definitivo per poter vedere il grande valore (aggiunto) di esso.

Forse l’illusione collettiva è l’antidoto al trauma collettivo ed è il fattore di collegamento qui. Chi, poi, vorrebbe che un uomo che pretendeva solo di proclamare la Parola di Dio annullasse ogni speranza in maniera quasi scientifica e clinica. L’uomo di Roma È un dramma recitato con forza che unisce elementi di trama straordinari. Lo sviluppo stesso segue uno schema standard, ma questo è ampiamente compensato da personaggi loschi e un’atmosfera frustrante.

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