“Vietato ai cani e agli italiani”: questo testo appariva una volta sui cartelli in Francia e Belgio, per scoraggiare i lavoratori migranti dall'Italia. Alain Oghetto, il regista franco-italiano, mostra questa xenofobia con un umorismo morbido e leggermente surreale nel suo accattivante film d'animazione in stop-motion. Non sono ammessi cani o italiani. “Hanno paura che quei cani mordano gli italiani”, racconta Luigi Ughetto (il nonno di Alan, in forma di burattino) ai suoi bambini stupiti, quando alla famiglia di immigrati carichi di valigie non viene permesso di entrare in un caffè francese.
Una scena toccante e divertente, ma con un sottofondo amaro. Il 73enne regista di animazione è noto soprattutto per i suoi cortometraggi (Rimuovere, Niente fluoro), scavando nell'amara storia della sua famiglia, che gli era stata in gran parte nascosta da bambino. È una storia piena di fame, sfruttamento, discriminazione e guerra. La famiglia Ughetto viveva un tempo nel villaggio alpino di Ughettera, dove tutti avevano il cognome Ughetto. Gli uomini lavoravano anche come lavoratori giornalieri sulle strade e nei tunnel oltre il confine.
Circa l'autore
Bor Beckmann è montatore cinematografico dal 2008 De Volkskrant. Scrive recensioni, interviste e racconti più lunghi sul mondo del cinema.
L'arte dell'animazione tipica di Ughetto si muove volutamente tra l'artigianato e la tradizione artigianale. Poi vediamo brevemente l'artefice, o almeno la sua mano pelosa, giocherellare con il cartone o porgere qualcosa al suo burattino: una piccola ascia, per esempio. I cubetti di carbone agiscono come montagne, i cubetti di zucchero agiscono come mattoni e gli steli dei broccoli agiscono come alberi.
Le sue bambole sono affascinanti caricature. Ogni volto ha gli stessi occhi grandi e stupiti, mentre lo spettatore riconosce gradualmente la tristezza. Forse è la rassegnazione con cui le precedenti generazioni di Oghito affrontarono tutte le avversità, compresa l’ascesa del fascismo, la coscrizione in tempo di guerra e l’influenza spagnola.
La Chiesa cattolica ha la situazione peggiore Non sono ammessi cani o italiani: Un'organizzazione mafiosa che si appropria indebitamente dei poveri e utilizza le suore per diffondere le dottrine fasciste di Mussolini. Si discute anche dell'arbitrarietà della vita degli immigrati: quando la barca che trasportava gli averi del defunto Oghito affonda inaspettatamente, l'America viene eliminata come destinazione.
Il regista Ughito, che attinge anche a materiale esistente (immagini) per il suo film, sente un forte legame con il nonno che non ha mai conosciuto: un artigiano che costruiva i propri strumenti. Ma è la voce narrante di Cicera (l'attrice Ariane Ascaride), moglie di Luigi, a guidare la narrazione: la nonna con cui il regista dialoga per tutto il film.
Nel suo film, che ha vinto il premio come miglior lungometraggio d'animazione europeo, Oghito affronta anche la questione dell'assimilazione: come i discendenti “francesi” alla fine si assimilano nella prospera Francia del dopoguerra, in famiglie che mascherano il dolore vissuto da genitori e nonni. Non sono ammessi cani o italiani È tanto un memoriale per i “mangiatori di spaghetti” sfruttati quanto una storia di immigrati universale e senza tempo.
Non sono ammessi cani o italiani
animazione
★★★★☆
Diretto da Alan Ogito
Con Arianna Ascaride
70 minuti