Il documentario sull’italiano Paolo Conte non svela tutto

Paolo Conte, equivalente italiano di Leonard Cohen.

“Vedo scrivere una canzone come dipingere un paesaggio”, ha detto Paolo Conte (84) all’inizio di via con me (È ottimo). Per aggiungere: “Sono sempre stato lontano dal curriculum”.

perché? Il regista Giorgio Verdelli non lo chiede, ma probabilmente lo capisce. Perché la vita personale della controparte italiana di Leonard Cohen non ha alcun ruolo nel documentario.

È come se Conte, verso la fine della sua carriera, avesse decretato che il film va fatto solo se non svela troppo il suo mistero personale.

Solo superlativi

Verdelli ha rispettato questo. in un via con me Si parla solo in superlativi per 100 minuti di un misterioso maestro di jazz. E in particolare viene mostrata molta musica, comprese le immagini dal vivo del Teatro Carré nel 1988.

C’è anche Conte nei panni del gentiluomo in abito su misura dietro un pianoforte a coda, che si arreda i capelli con uno spesso strato di grinta vocale. Il musicista ha guadagnato fama nel nostro paese con l’accattivante canzone del titolo di questo documentario (È meraviglioso! È meraviglioso! Buona fortuna, figlio mio!) e con la canzone di Max nella maestosa melodia del clarinetto.

Stranamente, questa canzone è una delle poche che non è stata discussa a lungo. Le altre sue composizioni – resta a merito di Conte il merito di poter far capire la sua musica anche a chi non capisce una parola di italiano – sono analizzate nel dettaglio da un esercito di esperti e fan, tra cui la cantante Jane Birkin e l’attore Roberto Benigni.

italiano fiammeggiante

Quest’ultimo è un bersaglio da ruggente commentatore della carriera di Conte. Nell’italiano meravigliosamente fumante, le metafore si incontrano l’una sull’altra nella sua descrizione di Conte come un nobile, un conte o anche un principe della musica italiana.

Conte non ha ottenuto questo status fino a tardi nella sua vita. Fino all’età di quarant’anni, il trovatore lavorava ancora come avvocato. Ha già scritto canzoni, ma sempre con l’intenzione che altri le cantino. Nel 1968 è apparso con azzurro Dopo aver scritto un inno all’orgoglio nazionale italiano quando Adriano Celentano riscosse un enorme successo.

Solo nel 1974 Conte fu convinto a registrare il suo album di debutto. Fino ad allora, non pensava affatto che cantare lui stesso avrebbe aiutato le sue canzoni. Dice: “Non ho mai cercato il successo personale” via con me. “Ho iniziato a cantare per difendere le mie canzoni. Sono diventato il loro avvocato, per così dire”.

Esercita ancora questa professione dalla sua città natale di Asti nella pittoresca regione Piemonte. Là, tra i cipressi e gli ulivi, dev’essere il segreto della profonda oscurità nella voce del trovatore. ma dove? È senza dubbio per il piacere di Conte che, anche dopo questo documentario, quasi nessuno lo sappia esattamente.

Paolo Conte – Via Con Mi

Solo la domenica e il martedì Via Con Me può essere visto in 50 cinema nei Paesi Bassi, tra cui De Balie, Euroscoop Noord, De Filmhallen, Pathé Tuschinksi e Melkweg.

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