La Corte respinge il caso del coronavirus dell’ex primo ministro italiano Conte

La giustizia ha aperto un’indagine su politici e altri alti funzionari nella città settentrionale di Bergamo, il primo epicentro dell’epidemia di virus in Europa. Il caso Conte e Speranza è finito al tribunale speciale di Brescia. Ha deciso di archiviare il caso poiché il processo contro diciassette persone è ancora in corso.

Secondo gli avvocati il ​​pericolo del coronavirus è stato sottovalutato. Conte avrebbe introdotto troppo tardi le cosiddette zone rosse. Queste sono aree pesantemente colpite in cui alle persone non è consentito entrare o uscire. La Corte afferma che le zone non potevano essere istituite prima perché un gruppo scientifico non aveva considerato tale passo necessario in un momento precedente.

Il giudice di Bergamo ha anche affermato che con migliori precauzioni e un intervento più rapido si sarebbero potuti evitare migliaia di morti. Secondo il tribunale la denuncia riguardava dirigenti amministrativi e quindi il ministro della Sanità non poteva essere ritenuto responsabile del ritardo. Speranza si dice sollevata. “Ho fatto tutto il possibile per tutelare la salute degli italiani in quei giorni terribili”, ha detto l'ex ministro.

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