Schengen e Dublino sono sull’orlo della morte: ci sono solo argomenti senza speranza per la politica migratoria dell’UE

La politica dell’immigrazione è diventata una questione sempre più controversa all’interno dell’Unione Europea. Mentre la Germania ha annunciato questa settimana che inizierà immediatamente i controlli alle frontiere con Polonia e Repubblica Ceca, il primo ministro italiano Giorgia Meloni, a sua volta, ha sparato duramente al cancelliere tedesco Olaf Scholz. Non capisce perché il governo tedesco vorrebbe sostenere le navi di salvataggio delle ONG. Niente di piùSembra.

Controlli alle frontiere nello spazio Schengen? Può sembrare ridicolo, ma appaiono spesso e, soprattutto, mettono in luce senza pietà il fallimento dell’attuale politica migratoria europea. La Francia ha recentemente deciso di rafforzare ulteriormente i già rigidi controlli alla frontiera con l’Italia a Mentone. L’Austria ha annunciato la scorsa settimana l’imposizione di controlli lungo il confine con l’Italia, e la Polonia sta valutando di seguire il modello austriaco e francese al confine con la Slovacchia.

L’ultimo paese sulla lista è ora la Germania, che vuole fermare l’immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani dalla Polonia, cosa che suscita il malcontento dei polacchi. Lo stai ancora seguendo?

La Germania controllerà i confini con Polonia e Repubblica Ceca

Schulz aveva già lanciato un pallone aerostatico a Norimberga qualche giorno fa, e il ministro degli Interni e collega di partito Nancy Weisser ha confermato martedì che il suo Paese attuerà effettivamente controlli permanenti ai confini con la Polonia e la Repubblica ceca. L’obiettivo è contrastare l’immigrazione clandestina proveniente da questi Paesi, che negli ultimi mesi sarebbe notevolmente aumentata. La stessa Polonia ha rafforzato i controlli alle frontiere con la Bielorussia lo scorso anno, ma sembrano esserci ancora alcune lacune in quella rete.

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La Germania, che è anche il punto finale della cosiddetta Rotta Balcanica, sembra essere una destinazione finale più attraente per molti migranti rispetto alla Polonia. Nei primi otto mesi di quest’anno la Germania ha già trattato più di 200.000 domande di asilo, con un aumento del 75% rispetto allo stesso periodo del 2022.

Naturalmente anche il partito di estrema destra dell’Alternativa per la Germania (AfD) si è dimostrato forte sulla questione dell’immigrazione e gode di un forte slancio nei sondaggi d’opinione. Sia i partner verdi che quelli liberali della coalizione del primo ministro socialista Schulz rifiutano fermamente i controlli alle frontiere.

Paradossalmente, il primo ministro italiano Meloni è ormai stufo del ruolo svolto dalla Germania nella debacle dell’immigrazione europea. In un messaggio tagliente, lo scorso fine settimana ha informato il suo omologo tedesco di aver appreso con “sorpresa” dell’iniziativa del governo tedesco di fornire sostegno finanziario alle organizzazioni non governative che gestiscono navi di salvataggio nel Mediterraneo.

Secondo l’agenzia europea di controllo delle frontiere Frontex, queste navi rappresentano una grande attrazione per le persone che vogliono attraversare, ad esempio, dal Nord Africa a Lampedusa. Nelle ultime settimane l’isola italiana è stata inondata da migliaia di migranti africani. La lettera di Meloni arriva in risposta all’annuncio del Ministero degli Esteri tedesco secondo cui Berlino sta valutando un programma di sostegno finanziario per le operazioni di salvataggio marittimo civile.

La Meloni non solo chiese a Schulz di spiegare questo piano, ma gli suggerì anche di provvedere immediatamente a che le persone in fuga dall’Africa fossero accolte non in Italia ma sul suolo tedesco. A suo avviso, i paesi dell’UE – e per estensione la Germania – devono cercare innanzitutto soluzioni strutturali all’odierno problema migratorio. Ad esempio, attraverso la piena cooperazione con i paesi che accedono al Mediterraneo.

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La crisi sta diventando più profonda

La crescente disperazione e rabbia dell’Italia, e i rinnovati controlli alle frontiere, evidenziano dolorosamente la ferita: la discordia e lo sgomento all’interno dell’UE sulla politica migratoria sono più grandi che mai. L’accordo di Schengen offre agli Stati membri la possibilità di riconsiderare i controlli alle frontiere interne in circostanze eccezionali, ma ciò richiede in ogni caso il via libera del Consiglio europeo. Il numero di Stati membri che ignorano questa disposizione è in aumento.

Anche l’Accordo di Dublino, secondo cui i migranti devono sempre chiedere asilo nei paesi di arrivo, è a rischio di morte. Crescono di giorno in giorno i dubbi che il tanto discusso accordo europeo sulla migrazione, che dovrà essere approvato dal Parlamento europeo all’inizio del prossimo anno, sarà sufficiente a risolvere questa profonda crisi.

Filippo Michaels Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre su Doorbraak.be www.doorbraak.be.

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